venerdì 3 dicembre 2021

Cinema e motori: Paul Newman


 

Paul Newman non fu solo un formidabile attore, un uomo dal fascino intramontabile, magnetico, di stile, impeccabile dentro e fuori dai set.

Paul era anche un abile pilota e amante delle gare automobilistiche, amore nato nel 1969 mentre girava "Indianapolis pista infernale". La moglie Joanne Woodward, legatissima alui per tutta la vita, non nascondeva la preoccupazione per la passione di Paul, ma in segno del loro incrollabile rapporto decise di donargli un Rolex Cosmograph Daytona Ref 6263, sul cui retro fece incidere una vera dichiarazione d'amore: "Drive slowly, Joanne".

 



 Da allora, da quel dono risalente agli anni '80, il modello di questo incredibile orologio fu rinominato Rolex "Paul Newman". L'oggetto fu donato alla figlia Clea che decise di metterlo all'asta per beneficenza, ricavando la cifra di circa 4,5 milioni di euro.

 


 

Più di una fiaba, "La bella e la bestia" di Jean Cocteau è pura poesia

 

"Voi non siete fatta per fare la serva: anche il pavimento desidera farvi da specchio" 

 


 

La bella e la bestia , del 1946, diretto da Jean Cocteau, è il primo degli adattamenti cinematografici della famosa fiaba, ma a differenza dei film che sono seguiti, questo rappresenta una visione e un'interpretazione più surreale, dalle tinte sfumate. Le ambientazioni cupe rimandano più a racconti del mistero, sospese tra sogno e realtà, giorno e notte, bene e male. 

 




Il film fu presentato alla prima edizione in assoluto del Festival di Cannes, nell'ottobre del '46. Josette Day interpretò Belle, Jean Marais il triplice ruolo di principe, bestia e amico di Belle. Nelle basi gotiche di questo film viene sottolineato quasi in tono junghiano che non tutto ciò che vediamo è ciò che sembra. E' molto enfatizzato il rapporto tra principe-bestia, uomo e mostro, discostandosi moltissimo dalle successive interpretazioni ben più romantiche. Ma si sa, Cocteau era un poeta, un'artista, uno scrittore, un visionario, e i suoi film hanno aperto e ispirato la successiva corrente della Nouvelle Vague. Il suo è un indagare sulla profonda conoscenza dell'uomo, sull'accettazione di sè, sul punto focale che non necessariamente quelli che dall'esterno sembrano mostri lo siano realmente. Di contro un forte "j'accuse" sulla società bene, sulla ricca borghesia, sui matrimoni combinati. Un'opera importante per il suo tempo, nell'immediato dopoguerra e in condizioni lavorative non semplici a livello stilistico (spesso per la mancanza della corrente elettrica dovettero girare solo di giorno o alla luce di candele e torce). Un altro escamotage che usa Cocteau per sottolineare la diversità e l'ambiguità è l'uso degli ambienti: quelli di Belle, luminosi e reali, seguono le influenze pittoriche di Vermeer, mentre il castello della bestia è barocco, surreale, gotico, cupo, usando lo stile di Gustave Doré.

 Ultimo tocco che da una pennellata di stile è l'elevato standard dei costumi, realizzati da una delle più famose case di alta moda del tempo, la Maison Pequin.


 

Un film che merita una visione nella vita, con occhi da adulto, al di là della romantica fiaba.....

mercoledì 1 dicembre 2021

Il successo vestito addosso: Edith Head

"Puoi avere tutto ciò che vuoi dalla vita se ti vesti in modo da ottenerlo"

cit. Edith Head 



 Lo sa bene colei che è stata la donna più importante nel dietro le quinte di Hollywood, sapendo l'importanza che un costume o un abito cucito addosso alla perfezione avrebbe sottolineato e marcato il carattere e le sfumature di un personaggio. Edith Claire Posener nasce il 28 ottobre del 1897 e, dopo una breve carriera come insegnante, decide di intraprendere la carriera di costumista per gli Studios hollywoodiani, così nel 1923 approda alla Paramount iniziando a vestire i divi del film muto. Vide il passaggio
al sonoro, il susseguirsi e l'avvicendarsi di tante star nella sua vita, un curriculum e una carriera durati 60 anni e una moltitudine di premi Oscar e nomination portati a casa (35 nomination e 8 Oscar vinti). Suoi i costumi per i più grandi film della storia (all'attivo ben 400 film curati), da "Viale del tramonto" a "Eva contro Eva", da "Vacanze romane" a "La finestra sul cortile", da "La stangata" a "Sansone e Dalila". In diverse produzioni, come in "Colazione da Tiffany", lavorò a stretto contatto con i più grandi stilisti, tra i quali Givenchy, creando l'iconico e intramontabile tubino nero.



 

"Un abito dovrebbe essere abbastanza stretto da mostrare che sei una donna e abbastanza largo da mostrare che sei una signora"

Edith divenne una vera e propria istituzione, apparve anche in diversi programmi televisivi e in una puntata della serie "Colombo" interpretando sè stessa. Si spense il 24 ottobre del 1981, lasciando in eredità un patrimonio artistico e culturale che ancora oggi ci fa sognare.




 

martedì 30 novembre 2021

Il Cinema, secondo me..... L'imprinting della mia passione: Akira Kurosawa

"Il cinema racchiude in sè molte altre arti, così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica" (Akira Kurosawa)

Come iniziare un post sul Cinema non ispirandosi a queste meravigliose parole, pronunciate da uno dei padri fondatori della regia e delle arti cinematografiche? Confesso il mio attaccamento per lui...se sono qui a scrivere è grazie all'imprinting che a soli 8 anni ebbi guardando le gesta dei Samurai in "Rashomon" (1950) e ne "I sette Samurai" (1954) e restando a bocca aperta dalla presenza scenica di Toshiro Mifune. Quei meravigliosi film che trasmettevano d'estate, a ore tardissime, e che mia mamma, che ringrazio ardentemente per avermi donato la cultura sul cinema, mi faceva vedere tentando di capire quale fosse la mia inclinazione già in precoce età. Il bianco e nero della pellicola si confondeva col buio della stanza, e quel chiarore che rompeva il buio fu per me un fulmine....Tutt'ora Akira Kurosawa rappresenta quel trait-d'union fra Oriente e Occidente, i suoi film racchiudono in sè la tradizione ed insieme la modernità, come amava lui raccontare. I critici li definivano ed etichettavano tra "in costume" e "contemporanei", ma Kurosawa non amò mai queste distinzioni. I Jidai geki erano i film storici, mentre i Gendai geki quelli moderni, e l'abilità del maestro era proprio quella di saper passare da un genere all'altro con una semplicità e disinvoltura disarmanti, a lui piaceva raccontare storie, narrare le vicende, morali e sociali, mettere quel pizzico di azione in ogni sua pellicola. E cosa dire di quel sodalizio professionale e amicale con Toshiro Mifune....l'attore che incarnava la passione di Kurosawa, un fiume in piena che veniva placato dal suo regista : "Toshiro Mifune aveva un talento che non avevo mai visto in un attore giapponese", infatti era dotato di un carisma naturale, un talento espressivo fuori dal comune, una presenza scenica ineguagliabile per gli standard nipponici. Soprannominato come il John Wayne del Sol Levante, Mifune amava i personaggi che interpretava, come egli disse "La spada del Samurai è come la penna di un poeta".



Il mio augurio, di amare il Cinema, con tutte le sue sfaccettature e sfumature, di osservarlo oltre ai colori, oltre ai chiaroscuri, oltre agli spettacolari piano sequenza.... di sentirlo, ascoltarlo.
 Buon Cinema!



 


79° Mostra di Venezia, Leone d'Oro a Paul Schrader

   "Quello che mi affascina sono le persone che vorrebbero essere qualcosa, ma si comportano in maniera contradditoria, che direbbero &...